Impatto ambientale e le nostre decisioni!

I nostri stili di vita influenzano anche la nostra vita futura e quella delle giovani generazioni, e la nostra alimentazione condiziona il futuro del pianeta. A tal punto influenziamo l’ambiente che l’era geologica in cui ci troviamo a vivere è stata definita “Antropocene”, termine avanzato per la prima volta negli anni Ottanta e reso popolare nel 2000 da Paul Jozef Crutzen, premio Nobel 1995 per la Chimica, e James Ephraim Lovelock, padre della teoria di Gaia. La definizione di Antropocene, che è stata sottoposta alla International Union of Geological Sciences, enfatizza il fatto che nell’ultimo secolo, l’uomo è divenuto assai più responsabile che in passato dello stato del pianeta, come risulta dall’andamento delle emissioni di anidride carbonica (CO2), di metano (CH4) e di protossido d’azoto (N2O), gli ultimi due fortemente connessi con l’alimentazione (e il metano ha un valore di riscaldamento pari a circa 25 volte quello della CO2).

Andamento delle emissioni di gas serra

Circa il 15% delle emissioni globali di gas serra è dovuto all’agricoltura, cioè alle pratiche agricole di coltivazione e agli allevamenti.  Se consideriamo l’intero ciclo di vita dalla produzione al consumo, le emissioni di gas serra dell’alimentazione umana possono essere molto più elevate. In Italia ad esempio ammontano a circa il 25% delle emissioni totali del Paese.

È aumentata la popolazione, soprattutto quella urbanizzata, tanto che dal 2010, quest’ultima ha “sorpassato” la popolazione che risiede in aree rurali del pianeta: ormai, più del 50% della popolazione mondiale vive nelle aree metropolitane, con effetti importanti che si ripercuotono sui consumi energetici, perché aumenta la necessità di trasportare le merci, si modificano i consumi alimentari e per soddisfarli si interviene massicciamente sul territorio, per esempio, con la deforestazione, con conseguenze pesanti anche per quanto riguarda il riscaldamento globale del pianeta. La vegetazione, insieme al mare, è infatti in grado di “riciclare” circa il 50% della CO2 emessa nell’atmosfera, ma la deforestazione limita progressivamente tale capacità.

Sostenibilità e PIL: una correlazione inversa?

L’impatto ambientale dell’alimentazione è correlato strettamente allo sviluppo economico e sociale dei paesi del mondo ed è direttamente proporzionale alla crescita del PIL. Infatti, se osserviamo il contributo in CO2 dell’agricoltura dei diversi paesi, notiamo che quelli a sviluppo più recente, con crescita più rapida del PIL (i cosiddetti BRIC) sono anche quelli con più elevate emissioni.

Emissioni di CO2 procapite dall’agricoltura nel 2000 da parte dei 25 principali paesi emittenti (Fonte: WRI)

Il consumo di carni è, in un certo senso, un paradigma di tale correlazione ed è anche per questo che viene richiamato di continuo. In Cina, per esempio, mentre il consumo annuo di riso è sceso da 100 a 60 Kg per persona negli ultimi 50 anni, nello stesso periodo il consumo di carne è passato da 10 a 60-70 Kg.

L’impennata dell’indice di sostenibilità

Il cittadino italiano medio, con la propria produzione agricola e con l’alimentazione, inquina meno del cittadino statunitense e anche meno della media europea, merito, forse, dell’ancora persistente fedeltà alla Dieta Mediterranea (la cui aderenza sta tuttavia diminuendo). Malgrado ciò, l’indice di sostenibilità, – cioè il rapporto tra la quantità di energia necessaria per produrre una unità di cibo e il contenuto di energia metabolica che tale cibo apporta all’organismo, – è ormai del tutto sbilanciato: oggi è di circa 100:1. In altre parole, utilizziamo 100 unità di energia per produrre l’energia metabolica di cui abbiamo bisogno. Per secoli e fino agli anni Settanta del Novecento, questo indice è rimasto di poco superiore all’unità.

La Doppia Piramide è un modello accessibile per comunicare lo stretto rapporto che esiste tra adeguatezza nutrizionale e sostenibilità ambientale, con una correlazione inversa tra alimenti salutari e impatto ambientale. Con gli indicatori Carbon, Water ed Ecological Footprint, la porzione ambientale della Doppia Piramide tiene conto delle emissioni di CO2, del consumo di acqua e del “consumo” di territorio. A tali indicatori è stato aggiunto di recente il Nitrogen Footprint, per rappresentare in modo ancor più fedele l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente.

Come ritrovare il necessario equilibrio

Quanto più complesso e articolato è il processo di produzione e il ciclo di vita di un alimento, tanto maggiore è il suo impatto sull’ambiente. Dal punto di vista del consumo di territorio, abbiamo ormai consumato l’equivalente di quasi 2 volte e mezzo del pianeta Terra. Certo, la responsabilità non è tutta dell’alimentazione, ma non vi è dubbio che essa pesi molto in termini ambientali.

Il problema è come trovare un equilibrio e come tradurre questi concetti al consumatore, perché li possa comprendere e possa scegliere di aderire a un’alimentazione sostenibile. In questo campo, gli “schieramenti” (per esempio, carne contro verdure) non funzionano; ciò che va fatto è molto più semplice e meno “manicheo”: si tratta di comprendere che basta ridurre gli eccessi alimentari, per bilanciare meglio la nostra dieta settimanale.

Catena alimentare del bosco.

L’ecosistema bosco può avere aspetti e caratteristiche diverse a seconda di dove è situato ( altitudine sul livello del mare, suolo, esposizione al sole) ed è in stretto rapporto con gli altri ecosistemi con i quali si trova in contatto (prati, stagni, laghi, fiumi, campi, siepi, ecc.).

Il bosco è uno degli ecosistemi più complessi e funziona a circuito chiuso.

Nel bosco tutto è in continuo movimento: chi nasce, chi cresce, chi muore per poi decomporsi e ritornare a far parte del ciclo della vita.

Il bosco è un tipico esempio di rete alimentare composta da:

  • vegetali, che sono i produttori;
  • animali, che si nutrono di piante (gli erbivori) sono i consumatori primari e quelli che mangiano altri animali (carnivori) che sono consumatori secondariAlcuni carnivori possono nutrirsi occasionalmente di altri carnivori e sono quindi iconsumatori terziari;
  • decompositori (batteri, funghi, insetti) che consentono ai vegetali di trovare sostanze nutritive nel terreno.

Tutto è in equilibrio fino a che non viene spezzato un anello della catena.

L’ecosistema bosco può avere aspetti e caratteristiche diverse a seconda di dove è situato ( altitudine sul livello del mare, suolo, esposizione al sole) ed è in stretto rapporto con gli altri ecosistemi con i quali si trova in contatto (prati, stagni, laghi, fiumi, campi, siepi, ecc.).

Il bosco è uno degli ecosistemi più complessi e funziona a circuito chiuso.

Nel bosco tutto è in continuo movimento: chi nasce, chi cresce, chi muore per poi decomporsi e ritornare a far parte del ciclo della vita.

Il bosco è un tipico esempio di rete alimentare composta da:

  • vegetali, che sono i produttori;
  • animali, che si nutrono di piante (gli erbivori) sono i consumatori primari e quelli che mangiano altri animali (carnivori) che sono consumatori secondariAlcuni carnivori possono nutrirsi occasionalmente di altri carnivori e sono quindi iconsumatori terziari;
  • decompositori (batteri, funghi, insetti) che consentono ai vegetali di trovare sostanze nutritive nel terreno.

Tutto è in equilibrio fino a che non viene spezzato un anello della catena.

La vita nel boscoIn un bosco si individua una catena alimentare formata da più livelli: il livello dei produttoriformato dalle piante che trasformano elementi chimici inorganici (anidride carbonica, acqua) in elementi organici (zuccheri, proteine, lipidi, acidi…); il livello dei consumatori primari formato dagli erbivori che si nutrono di piante (caprioli, lepri, api); il livello dei consumatori secondari formato dai carnivori che si nutrono di erbivori (lupi, volpi, rapaci, alcuni insetti); il livello dei decompositori (microrganismi, funghi) che attaccano tutti e tre i livelli precedenti restituendo al terreno gli elementi primari in forma minerale. In un bosco maturo si realizza così un sistema complesso di interazioni tra gli esseri viventi, il luogo ed il clima in cui essi vivono, definito ecosistema.
La raccolta della legna…

Nella piramide ecologica si evidenziano i rapporti fra le piante di un bosco e gli altri esseri viventi in un certo habitat []. Tutto il sistema è alimentato dalla luce solare.

Osservando da un punto di vista panoramico…

Le funzioni del bosco

In un bosco possiamo riconoscere molte funzioni, alle quali forse non avevamo mai pensato. Proviamo a scoprirle insieme:

Funzione produttiva: un bosco è un serbatoio di risorse che in passato erano indispensabili per la vita dell’uomo, fornendo sia legna per scaldarsi che frutti (castagne) per nutrirsi in tempo di carestia. Oggi dei boschi si usa soprattutto la legna che segue innumerevoli destinazioni, dalla cellulosa per la carta, alla mobilia, alla legna da ardere. Un bosco con le piante “in piedi” (ossia non tagliate) può essere utilizzato per produrre funghi, tartufi e frutti di bosco.

Funzione di regolatore vivente: un bosco, grazie alla fotosintesi, svolge la funzione di polmone perché ci fornisce l’ossigeno. Se i boschi scomparissero, presto l’aria risulterebbe irrespirabile. Questa è la funzione più importante per la quale i boschi sono stati creati.

Funzione idrogeologica: con questa difficile parola non si vuol intendere altro che un compito particolare e strategico che finora forse abbiamo ignorato.  Una funzione importante, legata soprattutto alla traspirazione, è quella di trattenere e rilasciare umidità in piccole goccioline nell’aria o nel terreno (effetto spugna) contribuendo così al mantenimento dell’equilibrio idrologico. Anche se non le vediamo, le radici degli alberi, degli arbusti e delle erbe trattengono il suolo, specialmente quando è più bagnato, dopo forti piogge, ed impediscono frane ed alluvioni. Bisogna evitare perciò di tagliare i boschi “a raso” eliminando contemporaneamente tutti i tronchi e le chiome.

Funzione di serbatoio di biodiversità: tutti i boschi del mondo sono un prezioso tesoro per le diverse forme di vita sia animali che vegetali che vi abitano, e per i diversi habitat che si individuano. Alcuni esempi di grande complessità biologica sono la foresta tropicale, la savana, la macchia mediterranea, i boschi centro-europei come le quercete e le faggete. L’insieme della diversità di tutte le forme viventi costituisce la bio-diversità che va protetta per la salvaguardia della stabilità dei diversi ambienti. In alcuni casi i boschi vengono utilizzati per mantenere e riprodurre animali in via di estinzione, quali lupi, linci, orsi o per daini, caprioli all’interno di aree protette.

Funzione paesaggistica: osservando un paesaggio dal balcone, da un punto panoramico, dall’aereo o dalla cima di un monte vediamo macchie verdi sparse qua e là: il bosco abbellisce il paesaggio. Lo sapevano anche molti artisti che nei loro quadri o fotografie hanno rappresentato bellissimi boschi.

Funzione ricreativa: noi tutti possiamo immergerci nel magico silenzio che si percepisce in un bosco dai bei tronchi alti, maestosi, dalle chiome verdeggianti, gustandone l’aria pura e fresca, osservandone forme, colori, e magari scoprendo le tane segrete o le impronte di alcuni animali, indagando nella speranza di incontrare uno scoiattolo, un picchio, un falco o magari una volpe o un capriolo! Al bosco possiamo accedere a piedi, ben equipaggiati, oppure in mountain bike, dove esistono percorsi attrezzati: così lo gustiamo appieno ma senza danneggiarlo.

Immagine